I timori vissuti dagli investitori nelle ultime ore si sono rivelati fondati dopo le indicazioni sul PIL del secondo trimestre che hanno sancito il ritorno del nostro Paese in recessione. Vola lo spread BTP-Bund e aumentano le preoccupazioni sull’Italia.
Non si arresta la paurosa caduta di Piazza
Affari che continua a perdere posizioni senza riuscire a trovare alcun appiglio
per risalire la china. Dopo le vendite di ieri, sulla scia della chiusura
negativa di Wall Street il mercato italiano ha avviato anche oggi gli scambi in
calo, sintonizzandosi con la tendenza negativa che sta interessando le altre
Borse europee. Piazza Affari però mostra una maggiore debolezza relativa con
l’indice Ftse Mib che negli ultimi minuti ha accelerato ulteriormente al
ribasso, presentandosi a al di sotto dei 19.600 punti, con un calo del 2,38%,
dopo aver segnato un minimo intraday un centinaio di punti più in basso. Tra i
ribassi più clamorosi di oggi si segnala quello di Fiat che lascia sul parterre
oltre sette punti percentuali, ma i ribassisti prendono di mira anche i bancari
con Monte Paschi e Banca Popolare di Milano che accusano una flessione di quasi
il 5%, giusto per citare le più rilevanti del settore. In un primo momento le
vendite sull’azionario italiano, in linea con quelle che stanno colpendo anche
gli altri mercati europei, sono state alimentate dalla negativa chiusura di
Wall Street e delle piazze asiatiche, sulla scia delle tensioni geopolitiche
tra Russia e Ucraina.
A dare il colpo di grazia a Piazza Affari è stato l’aggiornamento sul PIL del
secondo trimestre, tanto temuto già nelle ultime ore dagli investitori, e a
ragione, visto che le indicazioni diffuse sono state decisamente deludenti per
non dire allarmanti. Il dato preliminare del Prodotto Interno Lordo italiano ha
evidenziato una variazione negativa su base trimestrale dello 0,2%, in
peggioramento rispetto al calo dello 0,1% dei primi tre mesi dell’anno e al di
sotto delle previsioni del mercato che si aspettava un rialzo dello 0,1%. Su
base annua si è avuta una contrazione dello 0,3%, a fronte della previsione di
una variazione positiva dello 0,2%.
La flessione accusata dal PIL nel secondo
trimestre è la peggiore degli ultimi 14 anni, visto che per un trovare un
valore simile bisogna tornare indietro nel tempo al secondo trimestre del 2000.
L’economia italiana torna così in recessione per la terza volta in 5 anni, dopo
aver regalato l’illusione di una interruzione della spirale negativa negli
ultimi tre mesi del 2013.
Il
commento degli esperti
Luca Mezzomo di Intesa Sanpaolo, con
riferimento all’aggiornamento odierno parla di un numero molto sorprendente,
affermando che da una parte la produzione industriale aveva fatto registrare un
calo dello 0,4%, ma gli indici di fiducia erano coerenti con indicazioni
migliori sul fronte del PIL. Dopo la doccia fredda dell’aggiornamento odierno,
sulla base dei primi due trimestri, secondo l’esperto c’è una buona probabilità
che il dato finale evidenzi una variazione negativa dello 0,1% su base annua. A
detta di Citigroup la recessione in Italia non è finita e questo pone il nostro
Paese in una condizione di sottoperformance economica. La banca americana si
aspetta una ripresa nel trimestre in corso, come segnalato dagli indicatori
sull’attività manifatturiera, ma la situazione resta incerta per il nostro
Paese. Inevitabile la reazione di Piazza Affari che subito dopo la diffusione
del dato ha registrato una brusca accelerazione al ribasso. L’indice Ftse Mib
scivola così sui minimi degli ultimi sei mesi, riportandosi su valori
registrati verso la fine della prima decade di febbraio. Immediate le
ripercussioni anche sul fronte obbligazionario con lo spread BTP-Bund che
schizza in alto poco al di sopra dei 168 punti base, con un rally di quasi
sette punti percentuali rispetto al close di ieri.
Alla luce delle indicazioni odierne appare
del tutto giustificata la preoccupazione palesata ieri da Goldman Sachs per
l’Italia. La banca americana ha puntato l’accento sul deterioramento
dell’outlook fiscale, segnalando al contempo la fase di stallo dei tagli alla
spesa e dei piani di privatizzazione. Gli analisti ritengono che fino a quando
il Belpaese non riuscirà ad attivarsi con decisione su questo fronte e fino a
quando non ci sarà un ritorno alla crescita, probabilmente si avranno
rendimenti più elevati per i BTP, mentre i tassi di interesse più alti
porteranno più grandi rischi economici e di credito.
Fonte: Trend-online.com
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