Non è neppure
iniziato il 2016, che già dobbiamo registrare la prima figura barbina rimediata
dalla metifica amministrazione comunale di Napoli, guidata da Giggino “O’ sindachino”. A cadere sotto
la nostra lente d’ingrandimento, le critiche pretestuose e vergognose di tale Alessio
Postigilione, "collaboratore" del primo cittadino partenopeo ed autore sui
social di una sortita rivolta contro Luciano Cimmino, patron del
prestigioso e rinomato marchio “Yamamay”.
Reo, a suo dire,
di rinnegare le proprie origini perché nel logo della casa di moda, fondata a
Napoli ma che ha avuto poi il meritato successo al Nord, non compare il nome
della capitale del Sud. Ma quello di Milano, che come tutti sanno è uno dei
luoghi più importanti al mondo, se parliamo di abbigliamento e di moda.
Non
evidentemente per Postiglione che in un post pubblicato sulla propria bacheca
di Facebook (ma poi misteriosamente scomparso) ha così sbarellato: “Yamamay e Carpisa, vergogne di Napoli. Pensavo
fossero l’eccellenza di due progetti imprenditoriali vincenti, nati dall’estero
made in Naples di Gianluigi Pellegrino. L’estro di chi rivendica con orgoglio
le proprie origini napoletane. Invece, questi provinciali hanno vergogna di
rivendicare le loro radici napoletane, di una città dell’arte e della cultura.
E si propongono in Spagna come “Yamamay Milano”. Caro Cimmino, se non credi in
ciò che sei perché ci dovrebbero credere gli altri? A Milano sarai sempre un
terrone. Sono sinceramente indignato da chi nasconde le proprie origini invece
di dimostrare che anche a Sud si fa impresa a livello internazionale”.
Non si è fatta
attendere la risposta pacata ma molto ferma dell’imprenditore che, tirato in
ballo in questo modo così volgare, ha preferito utilizzare l’arma dei fatti
concreti, a quella delle parole del Postiglione di turno che invece come avrete
facilmente intuito stanno a zero. Ricordando, ad esempio, come Yamamay dia oggi
lavoro a 2.500 persone e di come, insieme a Carpisa, sia un caso di successo
imprenditoriale, capace di farsi conoscere in tutto il mondo per la qualità e
l’originalità dei propri capi di abbigliamento.
Una vicenda su cui
naturalmente non potevamo mancare di dire la nostra. Anche perché invece di
prendersela con chi fa impresa e con successo, il caro Postiglione – insieme a
TUTTA l’amministrazione comunale ed alle vecchie cariatidi della politica made
in Naples – dovrebbe piuttosto avere le palle di spiegarci perché a Napoli
ancora oggi sono in tanti che se ne scappano via! E non parliamo solo di
Cimmino o di tanti altri imprenditori, ma anche e soprattutto di migliaia e
migliaia di giovani (laureati e non), che ogni anno abbandonano l’antica e
bellissima Partenope, per cercare altrove il luogo giusto in cui SOPRAVVIVERE!
Dovrebbe spiegarci il caro Postiglione cosa concretamente FA, pur di creare le
condizioni affinché un giovane non si trovi prima o poi costretto a lasciare la
propria terra e le proprie radici!
Perché chi scrive,
sta vivendo sulla propria pelle la non certo entusiasmante esperienza di vivere
lontano da Napoli da esattamente 10 anni. Questo è il tempo che è passato da
quando – era l’Epifania del 2006 - feci,
è proprio il caso di dire, armi e bagagli per trasferirmi a circa 800 km. di
distanza dalla mia terra. Insieme a me, dopo qualche anno, sarebbe venuta anche quella che oggi è mia moglie.
Anch’essa laureata, e – come il sottoscritto – orgogliosamente e dignitosamente
senza alcun santo in paradiso! Ogni giorno si lotta per andare avanti,
ed è
dura. Fra tasse e soprusi quotidiani, subiti dallo stato itagliano non è
difficile capire quanto sia diventato complicato far quadrare i conti a fine
mese e portare il piatto a tavola! Non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe
potuto accadere, se avessimo deciso di restare a Napoli dove la situazione è –
se possibile – ancora peggiore, non solo del Nord, ma anche e soprattutto
rispetto a quella che ho lasciato nell’ormai lontano 2006.
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Alessio Postiglione con la pornostar Valentina Nappi |
“Fujetevenne!”, diceva
il grande Edoardo De Filippo ai giovani a metà degli anni ’80: mi sembra di
poter dire, che quel grido di allarme pieno di angoscia e di amarezza sia
ancora purtroppo attuale. Se Caruso, lo stesso Edoardo e persino
l’indimenticato Pino Daniele hanno scelto di farsi seppellire lontano da
Napoli, evidentemente è perché questa città tratta male quei figli che invece
fanno di tutto per farla brillare e risplendere! Non mi stupisco, se una buona
fetta della popolazione partenopea si svegli con l’intento di fregare il
prossimo, nel meno peggio dei casi! Perché poi sappiamo benissimo come il
tumore camorristico continui – con la complicità di una classe politica
vigliacca ed infame – ad appestare l’aria e la voglia di riscatto di una città
che è tenuta sotto scacco, insieme all’intero Mezzogiorno, da questo regime
liberticida da oltre 150 anni!!!
d’allarme nella testa di chi
amministra questa città, ma così non è!
Perché – e di questo
ne sono fermamente convinto – il caro Postiglione, naturalmente, ignorerà che quella
che ho brevemente raccontato è una storia comune a tantissimi giovani. Così
come credo finga di non sapere che il sistema delle raccomandazioni, con cui a
Napoli e dintorni vanno sempre e comunque avanti nei posti che contano gli
inetti e gli incapaci, abbia non solo peggiorato la qualità dei servizi
pubblici. Ma anche e soprattutto danneggiato chi in realtà meritava quel posto,
solo perché aveva i requisiti giusti! E non le maniglie, di cui molti si
giovano solo perché hanno le “conoscenze” giuste quando – se dovesse prevalere
il principio meritocratico che è tipico dei paesi civili – non hanno le carte
in regola per andare avanti!
Il caro Postiglione,
dovrebbe dunque avere la decenza di tacere quando poi si tirano in ballo quelle
persone che tengono in alto il nome di Napoli, con la propria dedizione al
lavoro e la propria professionalità. Ed anzi, dovrebbe piuttosto dirci se abbia
mai lavorato in vita propria……
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