Tutto
come previsto. Nulla di nuovo dalle elezioni amministrative, in cui le
previsioni della vigilia sono state nel complesso rispettate. Vittorie del M5S
a Roma e Torino, testa a testa con successo di misura del centrosinistra a
Milano, riconferma di Giggino “o’ sindachino” a Napoli e sonore batoste per la
Lega 2.0 di “felpetta” Salvini che ha clamorosamente perso Varese, autentica
roccaforte del Carroccio per quasi un quarto di secolo.
In
tutto questo squallore, inoltre, non ci stupisce per finire la vittoria di
Clemente Mastella a Benevento, nonostante si tratti di un volto tutt’altro che
ignoto all’elettorato pecora itagliano! L’unico dato di fatto che realmente va
rilevato è la percentuale altissima degli astensionisti (che sono ormai circa
la metà degli aventi diritto al voto) che unita al numero sempre presente delle
schede nulle e bianche rappresentano il vero partito di maggioranza assoluta
presente in questo sgangherato paese. Stiamo parlando di cifre che superano
quasi ovunque il 50% e dunque di un numero di cittadini che non si sentono per
nulla rappresentati ed attratti dall’attuale offerta politica. Capace di prendere
in giro e disattendere promesse e speranze, ed incapace dunque di dare risposte
concrete.
Analizzando
gli spunti più interessanti di questa tornata elettorale, che ha segnato anche
una prima sconfitta di Renzi che ci si auspica possa ripetersi anche in autunno
quando si tornerà alle urne per votare quella pasticciata, sconclusionata e
pericolosa proposta di cambiamento (in senso più centralista e dittatoriale,
naturalmente) della Costituzione, non si può fare a meno di evidenziare i casi
politici legati soprattutto a due nostri bersagli dei giorni nostri (Giggino De
Magistris e Salvinetto), insieme ad un ritorno in grande stile (Clemente
Mastella da Ceppaloni).
Iniziamo
dal riconfermato sindachino di Napoli che, dopo le scene di autentico delirio
che ne hanno accompagnato la chiusura della campagna elettorale, può vantarsi
di essere il primo cittadino del 25% dei partenopei! Un dato che parla da solo,
a dispetto dei toni assurdamente ed inutilmente trionfalistici di queste ore, oltre
che di ciò che non è stato fatto in questi anni.
Disoccupazione
ancora alle stelle, strade dissestate e piene di buche, mancanza di sicurezza
nelle periferie e nelle aree ancora soffocate dal giogo camorristico, questione
stadio ed impianti sportivi lontana dall’essere concretamente risolta e fiera
dello spreco di soldi pubblici: nonostante questi “primati”, c’è ancora una
fetta di napoletani che si sono fatti abbindolare dai toni da stadio e
dall’inconcludenza di un sindaco capace di fare anche peggio di Bassolino
(sic!) e Jervolino. Se poi pensiamo che l’alternativa era rappresentata da
Lettieri, si capisce che Napoli probabilmente merita di trovarsi in queste
mani. Sino a quando la classe politica partenopea sarà espressa dai De
Magistris o dai Lettieri di turno, non servirà a nulla continuare a lamentarsi
ed a fare i leoni da tastiera.
L’unica
alternativa si chiama secessione, ma sino a quando si continuerà a non voler
capire che l’itaglia è il problema e non certo la soluzione, si capirà il
perché le cose nell’antica Partenope non cambieranno mai.
Ci
spostiamo di alcuni chilometri ad est, e nella tranquilla Benevento con
sconcerto notiamo che l’immarcescibile Clemente Mastella è stato eletto sindaco
al secondo turno! Viene voglia di dire con ironia, “il nuovo che avanza” dove il
ceppalonese semmai è soprattutto un avanzo putrefacente di quella Prima
Repubblica che pensavamo fosse stata consegnata alla storia. E che invece si
ripropone anche oggi, a conferma che il popolo bue itagliano ha una memoria
assai corta….Un vero e proprio caso clinico, se pensiamo che gli antichi
abitanti del capoluogo sannita avevano una certa repulsione nei confronti del
potere che strangola e nega diritti ai cittadini. I tempi sono evidentemente
cambiati, ma in peggio. Ed anche qui, ci viene da dire, siamo di fronte ad un
deciso passo indietro.
Cambiamo
latitudini e finalmente arrivano buone notizie. Era preventivabile che la
svolta centralista della Lega non trovasse nelle urne la giusta punizione. E
così lo statalista Salvini si trova a dover cedere Varese (autentica roccaforte
per quasi 25 anni!), rimediando una sonora batosta. L’appiattimento verso il
centrodestra e gli (s)fascisti sfigati della Meloni non poteva che produrre
tali risultati.
La base del Carroccio evidentemente ha capito i giochetti e le
giravolte tipicamente democristiane di un movimento che ormai di federalista ed
indipendentista non ha più nulla e che ha tradito sogni ed aspettative di quei
militanti che per anni hanno cullato un sogno di libertà e vera democrazia.
Avevamo avuto il sentore, da tempi non sospetti, di una svolta in negativo di
una Lega Nord diventata ormai un partito interno al regime in tutti i sensi.
Occorrerebbe a questo punto, davvero una ruspa (utilizzando il linguaggio tanto
caro a Matteo 2, quando parla dei campi nomadi che – è bene non dimenticarlo
mai - il suo partito negli anni scorsi ha voluto) su quel che resta di un
partito che ha utilizzato quei temi seri, solo per darsi un tono. Ma senza
nemmeno sapere poi – e di prove ne abbiamo avute a bizzeffe, in questi anni –
in cosa realmente consistesse….
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Salvini versione pescivendolo a Marsala: che stia trovando la sua dimensione umana giusta? |
Chiosa
finale per i grullini, i piddini ed i berluschini. I primi hanno conquistato
Roma e Torino, ingannando con la loro proverbiale demagogia tanti ignari
elettori che hanno riposto in loro le speranze di cambiamento e la protesta.
Hanno già dimostrato a Parma ed a Livorno (centri di non certo grandi
dimensioni) di non saper governare, lasciando queste due città con una montagna
di debiti e problemi che si sono ulteriormente aggravati. Sarà molto difficile
che nella capitale e nel capoluogo piemontese sapranno fare meglio, e dunque
potremmo ritrovarci in breve con elezioni anticipate considerando la loro
inettitudine nel soddisfare le esigenze dei cittadini.
I
seguaci di Renzi raccolgono i cocci delle politiche dissennate ed arroganti del
proprio premier mai eletto dal popolo: la gragnuola di tasse, il buonismo e le
figuracce rimediate anche sul proscenio internazionale (hanno fatto
letteralmente il giro del mondo le immagini del pinocchio fiorentino mentre
gioca e smanetta con il suo smartphone sotto lo sguardo glaciale e disgustato
del presidente russo Vladimir Putin, al recente vertice di San Pietroburgo)
sono soltanto la cartina di tornasole di un personaggio che non perde
l’occasione per manifestare la propria totale ed ormai acclarata incapacità nel
gestire i tanti problemi di un paese che sta per colare a picco.
Sotto la
spinta di un debito pubblico insostenibile e politiche immigratorie che servono
solo ad arricchire in maniera squallida le cooperative che stanno facendo un
vero e proprio business sull’accoglienza, il PD conserva perde buona parte dei
Comuni che sono andati alle urne (da 21 si è passati a 9) e manifesta tutta la
sua attuale debolezza. Le spaccature sono sempre state all’ordine del giorno, a
sinistra. E nemmeno Renzi può dirsi immune dai contrasti che si stanno
verificando all’interno del proprio partito e che rischiano di farlo trovare
con una maggioranza ulteriormente risicata in autunno, quando si voterà per il
referendum costituzionale sul quale il premier intende sparare le sue ultime
cartucce. Pena – parole sue, ma gli crediamo assai poco – l’uscita dal
proscenio politico.
Un
discorso a parte merita infine, quel che resta del partito-azienda dell’ex
Cavaliere, al secolo Silvio Berlusconi. Sua Emittenza, recentemente sottoposta
ad un delicato intervento chirurgico, farebbe meglio ad andare in pensione
visto che ormai Forza Itaglia prende anche meno voti (ed il che è tutto dire!)
della Lega (s)fascistoide. Il perenne oscillare fra l’appoggio indiretto a
Renzi e la volontà di ricompattare le fila di un centro-destra senza arte, né
parte sono il segnale più evidente di un soggetto politico ormai in stato di
decomposizione.
Insomma,
con tale prospettiva politica ci sono tutti i presupposti affinché possa
finalmente esserci una svolta in senso autenticamente e realmente federale. Ma
sarebbe opportuno che intorno a quel progetto che abbiamo lanciato alcuni anni
fa e che risponde al nome di Popoli Sovrani, le varie realtà indipendentiste ed
anti-sistema trovino la propria casa comune!
Francesco Montanino
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