GV: In questo momento il Parlamento Europeo si
trova ad avere un ruolo strategico per il futuro dei singoli stati membri. Di
sicuro si sta delinenando una non comunità a trazione tedesca, dove l'Italia in
particolare potrebbe, invece di avere benefici, rimanerne strozzata soprattutto
da una moneta quale è l'euro, che fino ad oggi ha penalizzato la nostra
economia ed il tessuto delle PMI in
particolare. La consapevolezza di questo momento storico, ha determinato di sicuro
la voglia di dare un mio contributo su questi argomenti.
- Come mai un
napoletano come lei ha deciso di presentarsi nelle liste della Lega Nord?
GV:
Ero già stato candidato nel 1999 al
Parlamento Europeo sempre con la Lega Nord ed anzi proprio con la Lega Nord nel
1995 sono stato in assoluto il primo napoletano e meridionale candidato leghista alla
Camera dei Deputati (erano le elezioni suppletive del collegio di
Chiaia-Posillipo lasciato vuoto dall'Ex presidente della regione Campania
Rastrelli) sempre con la Lega di Bossi. Allora la politica era ancora solo una passione dalle regole sconosciute, ma
ciò non mi impedì di intuire che le tematiche del federalismo e delle autonomie territoriali
avrebbero soppiantato le vecchie e sepolte ideologie. Chiamiamolo un
"amore a prima vista" che si è poi trasformato nell'impegno con la
mia Lega Sud Ausonia nata nel'96. Con la Lega Nord, con cui abbiamo sempre
condiviso le tematiche di fondo, abbiamo trovato una intesa strategica tecnica
ma soprattutto programmatica. Da 19 anni, non ho mai preso neanche in
considerazione la possibilità di votare o sostenere movimenti o partiti che non
avessero nel proprio DNA politico, autonomia e federalismo.
- Qual è la sua idea
di Europa?
GV: Una Europa dei Popoli e dei territori,
liberamente confederata e senza alcuna forzatura di una moneta unica. I Popoli
devono restare Sovrani.
- Cosa può fare e cosa non ha fatto l'Europa, negli ultimi
anni, per il nostro Paese?
GV:
Delle tante cose non fatte me ne viene
in mente una su tutte: non creare regole e coordinamento per farsi carico del
problema immigrazione clandestina, lasciato pesare solo sull'Italia che ne è
territorialmente e politicamente la parte più debole e vulnerabile.
- Alcuni partiti italiani, tra cui il suo,
hanno impostato la campagna elettorale su una possibile uscita dall'Euro. Qual
è il suo parere sull'argomento?
GV: Alla
luce delle considerazioni fatte prima, l'uscita dall'euro e il ritorno a monete
dei singoli stati rappresenta l'unica possibilità di rendere di nuovo
competitiva la nostra economia, riattrarre investimenti e smetterla con questa
rincorsa a dei parametri finanziari che fanno comodo solo a "Berlino"
e ai suoi amici. Il dato di fatto sulla questione è che l'economia italiana
prima dell'entrata in vigore dell'euro, era in condizioni di sicuro migliori.
- Il presidente del Consiglio Renzi nei giorni scorsi a Napoli ha
detto: "Bisogna mettersi in testa che l'Italia non è il problema
dell'Europa e che il Sud non è il problema dell'Italia". E' d'accordo?
GV: Ribaltando la
questione, io direi che in questo momento è proprio l'Europa ad essere invece
il problema dell'Italia e soprattutto del Sud.
- Da uomo del Sud,
cosa a suo parere può fare l'Europa per la piaga della disoccupazione nel Mezzogiorno d'Italia?
GV: L'Europa così come è strutturata non solo
non può fare nulla, ma rischia di accentuare la crisi soprattutto nelle aree
depresse del nostro Mezzogiorno. Occorre ridisegnare la mappa delle aree e dei
territori del nostro Paese e trovare risorse e soluzioni confacenti alle loro
naturali vocazioni.
- Quali a suo parere
sono le risorse della nostra terra (Napoli e la Campania) da preservare e quali
invece le cose che andrebbero cambiate?
GV: Ovviamente
il turismo nei suoi molteplici sviluppi settoriali di indotto. Ciò presuppone
però due cose che non vedo ancora neanche all'orizzonte: una nuova classe
politica che sostituisca questa attuale incapace e famelica che governa da 50
anni ed una nuova presa di coscienza dei giovani, ancora irretiti dalle vecchie
ideologie, dalla mancanza di coscienza civica e da un immobilismo supponente
"filoborbonico" che ne ha determinato fino ad oggi,una incapacità a
confrontarsi con modelli di civiltà di gestione della cosa pubblica (anche
europei e penso alla Svizzera) sicuramente più avanzati. Insomma, dobbiamo
ancora metabolizzare il passaggio da ex capitale della civiltà e della cultura
euromediterranea ad una visione geopolitica ed economica che non può
sicuramente più essere quella di 150 anni fa.
M.P.
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